Nel piacere estasico d'una danza tribale, che pare un'orgia infiammante ed eccitante,
la lingua felice batte sul tamburo d'un groviglio viscido, orripilante, di squallidi pettegolezzi.
Nel pentolone dei giudizi, le parole bollono e condannano ai peggior supplizi.
Arbitro in terra del bene e del male, davvero ti assolvi da ogni colpa?
Non illuderti, al giudizio segue giudizio: ogni cattiveria detta ti rende ancor più infame.
Non hai più bisogno d'aspettare il giudizio universale, già sei ripagato con la tua stessa clemenza:
la più ignobile sfortuna non è mai per caso, ma germoglia nella tua bocca e ti rovina.
(Francesco Galgani, 17 aprile 2014)
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